lunedì 2 novembre 2009

Carnegie Meeting Kazan, 30 Ottobre – 2 Novembre 2009 Interventi del Sottosegretario Pizza


Tema proposto dall’Italia
Patrimonio culturale, una sfida per il futuro

In questa illustre città, che custodisce nel suo Kremlino, testimone delle sua straordinaria storia, la preziosa icona della Vergine Hodighitria, donata dal Pontefice Giovanni Paolo II, quale simbolo di riconciliazione tra culture e religioni diverse, voglio cogliere l’occasione per portare all’attenzione dei paesi e delle istituzioni quì presenti il tema, importantissimo, della salvaguardia e della valorizzazione dei Beni Culturali e Paesaggistici.

Il Governo italiano considera il patrimonio culturale una risorsa non rinnovabile e che purtroppo può essere perduta e dispersa.
Se è nostro dovere incrementare la fruizione dei beni culturali e la comprensione del loro valore da parte dei cittadini e dei visitatori stranieri è soprattutto nostra responsabilità consegnare alle future generazioni il patrimonio che abbiamo ricevuto dal passato, assieme a quello che stiamo noi stessi oggi creando.
E necessario e inderogabile, in questa prospettiva, inserire il patrimonio culturale nella catena dei valori dello sviluppo sostenibile assegnando a questo tema un ruolo prioritario.
Partiamo infatti dalla premessa che non sia possibile creare il futuro senza la consapevolezza di quello che è stato costruito e che la tutela della memoria e del patrimonio culturale, materiale ed immateriale, sia innanzitutto una battaglia di civiltà.
E’ questa è una sfida per l’intera società umana: l’Italia, nella sua qualità di paese promotore, in ambito europeo, dell’Iniziativa Congiunta (JPI) “Heritage” vuole ribadire con forza la potenzialità propulsiva del patrimonio culturale e paesaggistico nel suo concetto più esteso, per la costruzione di un futuro comune per l’umanità.
E questa, ripeto, una sfida di grande complessità, che, per essere affrontata efficacemente, richiede l’unione delle forze, la massimizzazione delle sinergie e la mobilitazione di tutte le risorse offerteci dalla ricerca e dalla tecnologia.
Mi preme sottolineare come l’ eredità del patrimonio culturale sia costruttore di memoria e di identità nazionale. La difesa e la valorizzazione della diversità culturale è la chiave di volta del dialogo tra i paesi e nell’agenda politica globale merita sicuramente il ruolo di “major society challenge”..
La ricerca finalizzata al patrimonio culturale materiale e immateriale deve essere posta come prioritaria a livello mondiale come chiaramente sancito dall’UNESCO. L’investimento sulla conoscenza culturale costituisce, inoltre, un volano economico essenziale e contribuisce in maniera fondamentale al conseguimento dello sviluppo sostenibile dal momento che i consumi culturali sono in genere a basso impatto ambientale e sociale.
La consapevolezza della necessità di introdurre tra le priorità della ricerca la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, così come è evidenziato anche nel nuovo Programma Nazionale per la Ricerca Italiana, consentirà ai singoli paesi di ridefinire una strategia nazionale coordinandola tuttavia nel comune contesto mondiale d’investimenti in questo settore, permettendo in questo modo di costruire i fondamenti delle molteplici identità del futuro.

La distribuzione geografica dei paesi membri permette di affrontare i differenti problemi che interessano la tutela del patrimonio culturale, sia per via degli aspetti legati alle diverse condizioni ambientali che per la molteplicità delle diverse tipologie di beni tangibili tipici del patrimonio culturale.

Particolare attenzione, com’è noto, gli istituti di ricerca italiana hanno dedicato ai fenomeni di subsidenza costiera e di regolazione dei flussi delle maree. Tali sforzi sono stati incentrati particolarmente nella progettazione del complesso sistema di dighe meccaniche mobili attualmente in via di realizzazione per difendere la laguna e il centro storico di Venezia, peraltro soggetto a fenomeni di subsidenza, dalle sempre più frequenti mareggiate del mare adriatico. Tale complessa iniziativa pilota potrà fornire utili insegnamenti anche per quanto riguarda la tutela di metropoli più vaste quali Shangai, minacciata da fenomeni simili, ed in prospettiva, a fronte dei rischi derivanti dai cambiamenti climatici e dal previsto scioglimento di ghiacci polari, anche di altre importantissime città costiere, quali secondo alcuni studiosi la stessa New York.

Tema -1
Priorità nella scienza e nell’innovazione nel periodo di crisi economica e finanziaria

Gentili colleghe e colleghi,
La crisi finanziaria internazionale sta avendo inevitabili ripercussioni sulla capacità dei governi di investire risorse adeguate nei settori strategici.

Tuttavia, questa situazione, che oggi ben conosciamo, determina l’esigenza di un nuovo ruolo dei governi e della comunità internazionale, nell’individuare ed attuare criteri di forte focalizzazione che consentano di concentrare risorse economiche ed intellettuali su obiettivi condivisi ed efficaci.

Siamo entrati in una nuova era della “società della conoscenza” ove l’attenzione alle “governance” della ricerca costituisce un valore essenziale per perseguire un reale sviluppo civile ed un rilancio di un modello di competitività, compatibile con l’obiettivo della sostenibilità.

E’ sempre più necessaria una visione analitica degli scenari tecnologici e scientifici che caratterizzeranno la nuova immagine del nostro futuro. La riduzione della frammentazione degli interventi, pubblici e privati, deve essere quindi, coniugata con un’attenta e lungimirante individuazione e condivisione degli obiettivi globali.

Peraltro, la crescente compenetrazione tra scienza e tecnologia rende sempre più consistente il contenuto tecnologico nell’attività scientifica e fare ricerca, implica investimenti sempre maggiori per il consistente immobilizzo di infrastrutture, strumenti e capitale umano. La condivisione degli obiettivi strategici è quindi un passo essenziale e necessario per il perseguimento di grandi programmi di ricerca come confermato, del resto, da numerose attuali iniziative internazionali nel campo della fisica dell’alta energia, dell’esplorazione spaziale, delle telecomunicazioni e dell’astrofisica.

In questo contesto, lo scorso Novembre, la Commissione Europea ha lanciato un imponente piano di azione, definendo specifici ed immediati adempimenti strategici per interrompere la spirale negativa legata alla flessione della domanda ed all’aumento della disoccupazione. Il Piano definisce un insieme di azioni dirette per investimenti mirati, con una particolare enfasi, tra l’altro, sull’efficienza ed il risparmio energetico e sulle tecnologie “pulite”, con lo scopo di stimolare settori quali quello automobilistico e quello delle costruzioni, nel futuro mercato a basso contenuto di carbonio (low-carbon market), e per promuovere l’efficienza e l’innovazione.

In linea con gli obiettivi sopraesposti, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano è attualmente impegnato nella definizione del Piano Nazionale della Ricerca, proiettato strategicamente fino al 2013, con l’obiettivo di stabilire con chiarezza le priorità scientifiche nazionali

In questo piano trova spazio un ampio riferimento alla mobilità internazionale dei ricercatori ed alla circolazione dei cervelli che rappresentano un irrinunciabile strumento per assicurare la crescita scientifica e socio-economica a livello globale. Solo attraverso la condivisione della conoscenza e delle idee sarà, nel futuro, possibile promuovere uno sviluppo sostenibile a livello planetario. Sulla base di questo convincimento, l’Italia si sta impegnando in una pragmatica politica di supporto e di incentivazione alla mobilità dei ricercatori, anche affrontando le questioni della residenzialità e degli incentivi economici.

Dal punto di vista degli strumenti concettuali, il ruolo chiave giocato in questo decennio dalle discipline abilitanti - nanoscienze, bioscienze e infoscienze , conferma l’importanza strategica della ricerca di base, individuando un chiaro percorso per la rivitalizzazione del sistema produttivo attraverso una sostanziale rideterminazione delle domanda e dell’offerta (sostenibile e competitiva) in un complessivo ed effettivo “Life Cycle Assesment” (LCA).

L’Italia, infatti, ha colto, congiuntamente alla UE, la forte convergenza delle problematiche della ricerca verso una progressiva filiera continua e correlata, composta dalle tematiche prioritarie dell’Energia - con la produzione da fonti rinnovabili, il risparmio energetico nel residenziale, nella mobilità e nell’industria e nelle reti - dell’Ambiente - articolato nella duplice azione di mitigazione ed adattamento, nella tutela dell’equilibrio idrogeologico, della biodiversità e della qualità dell’aria, del suolo e delle falde acquifere - dell’Alimentazione e della Salute - con una particolare attenzione verso le malattie neurodegenerative, le malattie cardiovascolari, le neoplasie e le patologie dell’invecchiamento..

In tale ambito, siamo convinti della necessità di rilanciare la propensione delle imprese private a credere ed investire nella ricerca perché nella piccola e media impresa sussiste l’anello essenziale che rende possibile la trasformazione della conoscenza in reale competitività.

Concludendo crediamo in una azione di forte focalizzazione della ricerca verso una piena coerenza con l’attuale percorso dell’evoluzione civile e con le nuove frontiere della competitività e della sostenibilità.

Tema – 2
Nano scienze, nanotecnologie, nuovi materiali e tecnologie di produzione

Gentili colleghe e colleghi,
l’Italia è pienamente consapevole che le nano-scienze costituiscano una frontiera di grande valore per affrontare le importanti sfide del nostro futuro. L’impiego delle nanotecnologie ha subito negli ultimi anni un incremento costante, ed oggi risultano presenti sul territorio italiano circa 200 strutture, pubbliche e private, impegnate in attività di Ricerca & Sviluppo in questo campo.

Lo spettro delle attività di ricerca nazionali è molto ampio, con una particolare focalizzazione sui nano-materiali (strutturali e funzionali), sulla nano-elettronica e fotonica, sulle bio-scienze e sullo sviluppo di strumentazione.

Nel perseguire un nuovo modello di competitività, compatibile con l’obiettivo della sostenibilità, occorre affermare l’importanza dell’impiego delle nanotecnologie anche nei settori dell’alimentazione e dell’agricoltura - in particolare nell’early detection di contaminanti, nel packaging con barriere permeabili, nei coating commestibili e nella catalisi dell'acqua –, nel settore dell’energia con applicazioni nel fotovoltaico polimerico, nelle fuel cells, nei supercapacitors e nei sistemi nano strutturati per la produzione dell’idrogeno.

Le potenziali ricadute applicative riguardano comparti produttivi fondamentali per la nostra economia spaziando dalle tematiche della Salute, dell’Elettronica, dell’Information and Communication Technologies, sino ai Trasporti, all’Ambiente e all’Energia.

Risultano coinvolti anche alcuni settori tradizionali, tipici del Made in Italy, come il tessile e la moda, il calzaturiero, i materiali da costruzione e la meccanica avanzata; comparti che possono trarre vantaggio da queste tecnologie per un rilancio ed un rafforzamento del loro posizionamento competitivo.

Anche nel campo della valorizzazione e la salvaguardia dei beni culturali, che rappresentano una priorità globale, le nanotecnologie possono dare un contributo importante fornendo strumenti innovativi per il restauro e la conservazione, oltre che per la diagnostica ed il monitoraggio.

Con l’obiettivo di potenziare la ricerca in questo settore, il Ministero che rappresento ha costituito in questi ultimi anni alcuni Centri di Eccellenza sulle nanotecnologie: il Centro per le Superfici e le Interfacce Nano-strutturate, presso l’Università di Torino, il Laboratorio di Tecnologie Elettrochimiche Miniaturizzate per l’Analisi e la Ricerca, presso il Politecnico di Torino, ed il Centro per l’Ingegneria dei Materiali e della Superfici Nano-strutturate, presso il Politecnico di Milano.

L’Istituto Italiano di Tecnologie (IIT) ha attivato presso la sede di Genova tre laboratori per la nano-chimica, la nano-fisica e nano-fabbricazione, ed ha formato una rete di centri di ricerca nel settore delle nanotecnologie applicate all’energetica, ai nuovi materiali compositi e funzionali ed ai sistemi molecolari e biologici, che contano, oggi, un totale di circa 300 ricercatori e 7000 mq di laboratori.

Le nanotecnologie stanno pervadendo sempre più la nostra cultura e le nostre conoscenze orientandosi in modo determinato verso il sistema industriale. Per rispondere a questa emergente richiesta di “conoscenza” tematica, alcune Università italiane hanno attivato corsi di Laurea, Master e Dottorati dedicati.

Tuttavia, lo sviluppo e la diffusione di queste tecnologie impongono la definizione di un nuovo ruolo di controllo dei governi nazionali e della comunità internazionale, con l’obiettivo di individuare criteri di verifica e di definire regole precise per l’implementazione, la riconoscibilità e l’uso di queste tecnologie.

Infatti non possiamo ignorare i risultati di alcune specifiche ricerche, che hanno evidenziano la possibilità di effetti nocivi e di patogenesi delle nano particelle sulla salute umana. La capacità di produrre e gestire queste tecnologie deve essere accompagnata a livello internazionale da una volontà e da un forte e condiviso impegno all’approfondimento degli effetti sul corpo umano, e più in generale sul biota, e sulla misurabilità dei futuri impatti in scenari di ampia diffusione.
Occorrerà quindi un impegno per approfondire e sviluppare questi temi, per incidere, tra l’altro, su una progressiva attività normativa che regolamenti la produzione e la distribuzione prevedendo specifiche regole di tracciabilità.

Concludo affermando il personale convincimento che la comunità internazionale saprà gestire con grande tempestività ed efficacia le questioni citate, rendendo possibile un uso sicuro e consapevole di una disciplina scientifica abilitante che può essere tra le grandi protagoniste del nostro futuro.
Tema - 3
Nuove sorgenti di energia ed efficenza energetica

Gentili colleghe e colleghi,
vorrei preliminarmente esprimere il pieno convincimento che la progressiva riconversione verso forme di energia rinnovabile dovrà essere basata su una composizione articolata e complessa delle attuali frontiere tecnologiche. In particolare crediamo che occorra una focalizzazione spinta della ricerca, sull’intera filiera -produzione, conservazione e dispacciamento, per arrivare sino alle tecnologie che favoriranno un uso industriale e residenziale efficiente.

Sul fronte della produzione, l’Italia si sta impegnando fortemente per un adeguamento del mix energetico agli obiettivi fissati dall’Unione europea con il pacchetto “clima-energia” -18 dicembre 2008- (riduzione entro il 2020 del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 e di incremento entro lo stesso anno della produzione di energia da fonti rinnovabili al 20%).

Molteplici sono i settori nei quali l’impegno sulle rinnovabili si sta concretizzando. Per quanto riguarda il solare termodinamico ad alta temperatura (>550° C), la tecnologia italiana ha contribuito ad un considerevole passo in avanti. Le innovazioni principali sono riferibili alle superfici del ricevitore ed al fluido (sodio e potassio) per il trasporto e lo scambio di calore.

Notevoli progressi sono stati realizzati inoltre nella capacità di aumentare il livello di concentrazione dell’energia solare con specchi cilindro-parabolici con particolari ed innovative superfici riflettenti; questi specchi consentono il raggiungimento di temperature elevate, maggiori di 550°C, e quindi un efficienza di trasformazione ben superiore rispetto a quelle raggiunte con la precedente tecnologia a olio-diatermico (circa 400°C).

Sul fronte del fotovoltaico, l’Italia, attraverso l’attività di qualificati Istituti di Ricerca, sta conseguendo risultati di eccellenza sul fronte del fotovoltaico polimerico, organico e ad ossido di titanio; soluzioni alternative al silicio, in qualche caso a minore efficienza di conversione, ma con costi di produzione ed impatto ambientale nettamente più bassi.

Per quanto riguarda l’energia eolica, l’industria elettromeccanica italiana si è orientata verso i sistemi di controllo e gestione verso la rete delle macchine eoliche.

Sul fronte della distribuzione, la rete elettrica italiana, partendo da una media di dispersione lungo la linea del 14% di energia, è attualmente oggetto di un considerevole processo evolutivo attraverso l’applicazione di tecnologie di trasporto e sistemi di regolazione e stabilizzazione della tensione. L’Italia sta favorendo la progressiva evoluzione verso le Smart Grid (reti intelligenti) che, com’è noto, consentono, una maggiore flessibilità e versatilità nel collegamento alla rete elettrica dell’energia prodotta da fonti rinnovabili tipicamente discontinue (eolico, fotovoltaico, etc….).

Tuttavavia, nonostante il considerevole effort posto nelle politiche di diversificazione del mix energetico, l’uso dei combustibili fossili continuerà comunque ad avere una posizione di rilievo per i prossimi 50 anni.

In questo scenario, il processo di sequestro e confinamento del CO2 rappresenta una delle importanti sfide del nostro tempo. Il nostro paese ha dato l’avvio a specifici progetti sulla cattura e lo stoccaggio del CO2 in siti geologici quali giacimenti depleti di gas naturale. E’ stato stipulato un accordo tra l’ENI Spa, il quinto gruppo energetico mondiale, e l’ENEL, una delle maggiori realtà energetiche europee, per lo sviluppo delle tecnologie necessarie a catturare il CO2 prodotto dalla centrale a carbone di Brindisi e per la sua re-immissione dei giacimenti depleti di gas naturale.

L’Italia ha una consolidata esperienza nelle tecnologie per la separazione ed il trasporto del CO2 e per la caratterizzazione geologica dei potenziali siti di stoccaggio (Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia).

Un progetto dimostrativo, già approvato dalla commissione europea con un finanziamento di 100 milioni di euro, sarà realizzato a Porto Tolle (in prossimità della foce del Po), sotto la responsabilità dell’ENEL. Tale progetto servirà anche a valutare le problematiche locali ed ambientali e a verificare le barriere di accettabilità. Si ricorda, infatti, che ad oggi sono ancora soggette ad attenta analisi le problematiche relative agli elevati costi ed alle componenti relative alla sicurezza, soprattutto nel processo di accumulo in strati profondi.

Siamo consapevoli, tuttavia, che la più grande sfida nel medio-breve termine, sia rappresentata dalle tecnologie per l’efficienza energetica. Tre sono i segmenti attualmente oggetto di focalizzazione:

1) Il comparto della mobilità che è proiettato verso un cambiamento radicale dell’offerta delle autovetture per uso urbano (2012-2015) verso le tecnologie ZEV (Zero Emission Veicle) o verso le tecnologie ibride. Importante a tal proposito le sfide tecnologiche per la conservazione dell’energia in campo chimico e fisico dinamico.

2) L’efficienza energetica nell’industria che comprende un vasto campo di ricerca che spazia dalle nanotecnologie per nuovi materiali e superfici, sino alla superconduttività ed a nuovi attuatori.

3) L’efficienza nel comparto residenziale connessa al grande contributo della bio-architettura, alla domotica ed ai nuovi materiali edili.

Per il medio lungo termine, occorre continuare ad operare tenacemente per gli obiettivi internazionali relativi al nucleare di 4° generazione ed al nucleare da fusione che potrà costituire una base evolutiva per un nuova era civile orientata ad una nuova concezione dello sviluppo sostenibile.

Tema - 4
Tecnologie strategiche dell'informazione e della comunicazione
Gentili colleghe e colleghi,
L’Information and Communication Technology è ormai diventata pervasiva in tutti i settori produttivi e in tutti gli aspetti della vita.

Nel 2008, in Italia, nel settore dell’ICT si contavano 103.000 imprese, per un fatturato complessivo di €157 miliardi, pari al 4.8% del PIL.

Il Programma Nazionale per la Ricerca riconosce una grande importanza all’Information and Communication Technology ed individua un percorso di sviluppo della ricerca scientifica caratterizzato dal superamento delle barriere fra le diverse aree disciplinari, consentendo, di fatto, lo sviluppo di sistemi complessi, ottenuti da una integrazione profonda e sistemica.

L’ICT infatti, si aprirà sempre più a discipline come la salute, l’ambiente, la cultura, l’energia, le scienze umane e sociali, le biotecnologie, la meccanica e la meccatronica.

L’ICT del futuro sarà valorizzata dallo sviluppo delle tecnologie abilitanti, in particolare: le nanotecnologie per la realizzazione dei sistemi immersi (ossia i sistemi elettronici che sono parte integrante della funzionalità di un oggetto) e le tecnologie per le reti, rafforzate anche dai vasti orizzonti del comparto spaziale.

L’integrazione sistemica e la convergenza vocazionale di piattaforme satellitari di telecomunicazioni con le reti terrestri, renderanno disponibile banda larga per internet superveloce, televisione digitale interattiva, videocomunicazione e localizzazione in modalità di fruizione sempre più efficaci. “Everywhere, Everytime for Everybody” in una tendenza generale verso device resi sempre più semplici e multifunzionali per abbattere drasticamente il digital divide.

Questo scenario tecnologico apre la strada ad un immenso orizzonte applicativo in grado di rivoluzionare i criteri dell’e-government, e-banking e dell’e-commerce e di favorire prodotti e servizi innovativi correlati anche ad una ampia ed evoluta concezione dei social network.

Relativamente agli aspetti tecnologici, volendo restringere l’attenzione ai sistemi di calcolo ad elevate prestazioni, siamo convinti che il futuro riservi un grande ruolo al cloud computing, ossia alla possibilità di utilizzare gigantesche capacità distribuite di calcolo, di immagazzinamento dei dati non solo per la risoluzione di problemi scientifici, complessi od altamente specializzati, ma anche per applicazioni di tipo “generalistico” al servizio delle aziende e degli individui.

Questa “visione” evolutiva determinerà l’affermazione di un modello pervasivo “Internet to things” in cui gli oggetti d’uso quotidiano (capi d’abbigliamento, occhiali, finestre, elettrodomestici, etc), connessi al network, verranno ad acquisire un ruolo sempre più attivo (per esempio una camicia con un sensore nanotech che consente di rilevare il battito cardiaco e la temperatura corporea) alimentando una nuova dimensione del rapporto dell’uomo con la rete.

Nel settore dell’ICT il Programma Nazionale per la Ricerca ha individuato la sanità come uno dei domini applicativi di maggior interesse. In particolare sono state affrontate le problematiche relative alle malattie della senescenza nell’intento di attuare un rigoroso contenimento della spesa sanitaria e allo stesso tempo di migliorare le aspettative sulla qualità e la durata della vita.

Nel settore industriale e della produzione si e’ affrontato il problema di come l’ICT potrà nel futuro impattare in modo positivo sul ciclo di vita dei prodotti. Lo sviluppo delle reti di comunicazione, nonché dei sistemi immersi, permette ai consumatori di avere a disposizione una scelta sempre più vasta di informazioni (origine e data del confezionamento, informazioni su trasporto e conservazione, etc) e di servizi per migliorare qualità complessiva. Si tratta quindi di nuove opportunità per le aziende per sviluppare strategie per il contenimento dei costi, per valorizzare la tracciabilità ed incrementare la fiducia del consumatore.

Per quanto riguarda il legame fra ICT ed Energia (eEnergy), siamo convinti che l’ICT favorirà lo sviluppo di nuove strategie di intervento che procedano sia nella direzione di nuove soluzioni tecnologiche (energy systems), che nella migliore gestione delle risorse disponibili (energy management). Riconosciamo inoltre grande importanza anche all’eMobility, quale utile modello per la creazione delle smart cities, con l’obiettivo di pervenire ad una maggiore efficienza ed eco-sostenibilità nella mobilità di veicoli, persone e merci.

Concludendo l’ICT avrà impatti pervasivi sul nostro modello di vita e sulla organizzazione dei flussi di produzione, distribuzione e consumo. La trasversalità disciplinare, che caratterizza il percorso di crescita di questo comparto, rende estremamente vasto il campo delle iniziative di intervento che la comunità internazionale deve porre in essere.

Il sostegno alla ricerca nel campo dell’ICT deve essere considerato come elemento catalizzatore di una reale concezione evolutiva; lo sviluppo sostenibile e la possibilità di pervenire ad un modello di efficienza dei flussi di produzione, consumo e riuso (LCA) può essere considerato un obiettivo possibile solo se sapremo cogliere la capacità propulsiva di questo prezioso segmento.

DISCORSO DEL SOTTOGRETARIO AL MIUR ALL'ACCADEMIA DELLA CRUSCA

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